Il Coaching in azienda coinvolge tre soggetti, l’azienda che si configura come il committente, il coach che si configura come il commissionario, e il dipendente che entra nella dinamica in qualità di coachee e diretto fruitore del servizio di coaching. In ambito aziendale pertanto, che si tratti di corporate executive o business coaching, il coachee spesso si trova in una situazione in cui non ha scelto direttamente il percorso di coaching ma lo ha solo subito. Di norma questa dinamica è accolta di buon grado dal lavoratore, ma ho assistito anche a casi in cui quest’ultimo, di primo acchito, non ne ha percepito il valore, anzi.

 

Riporto un caso che, tra gli altri, mi ha ispirato questa riflessione.  Al nostro primo incontro, il manager di una multinazionale a cui era stato proposto di seguire un percorso di “executive coaching” per un totale 4 incontri, esordisce esternando la propria condizione come totalmente scevra da problemi.

Da lì a due anni avrebbe concluso la carriera professionale e non sentiva la necessità di porre attenzione su nulla, perché tutto funzionava bene a suo dire. Accolgo quindi le sue considerazioni, e facendo leva sul legame con la sua azienda sancito da un contratto di prestazione d’opera, svolgo il lavoro fino in fondo.

Gli propongo pertanto di guardare “il pacchetto di incontri” da un’altra prospettiva, ovvero non in termini di risoluzione di problemi ma in termini di immaginazione di nuovi e diversi modi per svolgere le stesse funzioni del suo lavoro.

Chiaramente la proposta di per sé può suscitare qualche perplessità: perché cambiare quando non se ne sente la necessità?

Non è stato il caso di questo signore ultrasessantenne che liberamente si è messo a pensare e poi a valutare su come fosse cambiato il modo di comunicare tra lui, i suoi clienti e i suoi colleghi.

Ne è venuto fuori un bellissimo percorso di riflessioni, considerazioni, prese di coscienza e cambiamenti in un’ottica di miglioramento dei rapporti interpersonali e professionali e di sviluppo di nuovi.

Immaginate che una mattina prendiate una strada diversa per andare a lavoro, non perché sia necessario, ma semplicemente per sperimentare qualcosa di nuovo.  Sarà un’occasione per vedere paesaggi nuovi, per esplorare nuovi ambienti e magari conoscere nuovi stati emotivi. Funziona così anche per il nostro cervello in cui si attivano nuove connessioni cerebrali, attraverso nuovi modi di pensare e nuove esperienze.

Il coaching non ripara ma crea.